Il Protocollo addizionale è una minaccia ai diritti delle persone con disabilità

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Secondo la Human Rights Watch, gli stati membri del Consiglio d’Europa dovrebbero opporsi alle nuove norme proposte che regolano la detenzione e il trattamento forzato delle persone con disabilità. L’organismo responsabile dello sviluppo degli standard, il Comitato per la Bioetica del Consiglio d’Europa, composto da esperti di ogni stato membro, dovrebbe incontrarsi nei prossimi giorni a Strasburgo.

I nuovi standard sono stati sviluppati come bozza ed inseriti nel Protocollo addizionale alla Convenzione di Oviedo sulla bioetica, una convenzione del Consiglio d’Europa che regola i diritti umani nel quadro della biologia e della medicina. Il Protocollo addizionale mira a fornire un quadro per l’ospedalizzazione e il trattamento involontario in Europa delle persone con il cosiddetto “disturbo mentale”. Il Consiglio d’Europa è un’organizzazione intergovernativa per i diritti umani composta da 47 paesi membri, compresi 28 stati dell’Unione Europea.

Lea Labaki, della Disability Rights Division presso la Human Rights Watch, ha così commentato: “Il Consiglio d’Europa è orgoglioso di promuovere i più alti standard sui diritti umani, ma il progetto di Protocollo addizionale alla Convenzione di Oviedo va contro a decenni di progressi verso l’uguaglianza dei diritti per le persone con disabilità. I governi europei dovrebbero opporsi pubblicamente al protocollo e fermare il suo ulteriore sviluppo”.

La Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata da 46 dei 47 stati membri del Consiglio d’Europa, garantisce alle persone con disabilità, comprese quelle psicosociali, uguali diritti alla libertà e all’assistenza sanitaria. La bozza del Protocollo addizionale rischia di minare le protezioni dei diritti umani garantite nel CRPD e potrebbe portare a gravi violazioni dei diritti delle persone con disabilità.

A partire da settembre, la Human Rights Watch ha inviato lettere ai paesi membri del Consiglio d’Europa e ai principali organi dello stesso, chiedendo loro di opporsi al Protocollo addizionale e insistendo sul suo ritiro. Sei paesi hanno risposto, affermando di prendere in considerazione la loro posizione.

Le organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità, il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità, i relatori speciali delle Nazioni Unite per la salute e la disabilità, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e il Commissario per i diritti umani hanno chiesto di ritirare il progetto di protocollo aggiuntivo. La Bulgaria, il Portogallo e la Macedonia si sono opposte pubblicamente.

La detenzione involontaria per motivi di disabilità e il trattamento coercitivo delle persone con disabilità psicosociali violano intrinsecamente i diritti di queste persone, incluse la non discriminazione, la libertà e la sicurezza della persona e il diritto alla salute. Tale trattamento può anche violare il divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti. La protezione dalla discriminazione, dalla detenzione illegale e dai maltrattamenti nonché il diritto alla salute sono stabiliti anche nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Per affrontare gli abusi sulle persone con disabilità psicosociali, il Consiglio d’Europa dovrebbe invece incoraggiare i suoi stati membri ad abbandonare le misure coercitive e fornire loro indicazioni sulle alternative che rispettano i diritti al collocamento e al trattamento basati sul consenso informato. Tali alternative esistono già in numerosi paesi e possono crescere attraverso lo scambio di informazioni e la condivisione di pratiche adeguate.

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