In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, c’è da sottolineare anche la battaglia che si ritrovano ad affrontare le donne disabili. Già, perché le donne affette da disabilità, oltre alla violenza fisica, sessuale e psicologica che viene perpetrata loro dal partner o dai familiari, devono anche dover fare i conti con un altro grosso macigno: l’indifferenza della gente.
Per quanto riguarda i numeri, come punto di riferimento rimaniamo ancora fermi ai dati Istat del giugno 2015. Ebbene, al 2015 sono state ben 6 milioni e 788 mila le donne rimaste vittime di almeno un episodio di violenza nella loro vita, e la cosa più allarmante è che delle donne con disabilità, ha subito violenze di tipo fisico o sessuale il 36% del totale. Si stima quindi che il rischio di rimanere vittime di stupri o tentati stupri sia praticamente il doppio per le donne disabili (10% di rischio contro il 4.7% di esposizione delle donne non disabili).
Spesso e volentieri le donne disabili tendono a non denunciare questo tipo di situazioni. Prima di tutto perché non sempre la donna disabile è consapevole di essere vittima di una situazione di violenza, anzi, nella gran parte dei casi le ragazze disabili non vengono proprio educate al tema della sessualità e in famiglia non si riesce neanche a parlarne. In pratica, tutto ciò che accade normalmente alle donne in termini di emarginazione e di repressione, nel caso delle donne disabili tutto quanto ciò viene fortemente amplificato.
C’è poi la situazione dei centri antiviolenza che non sempre sono preparati a gestire casi di violenza sulle donne disabili. Gli operatori che dovessero accogliere quelle poche donne disabili che hanno la prontezza e il coraggio di rivolgersi loro, non sono preparati per trattare casi tanto delicati: quello che manca è pertanto una rete composta da professionisti seri che siano in grado di comunicare e interagire per trovare il miglior punto di equilibrio per la donna disabile.
Infine, può anche capitare che la donna disabile sviluppi un senso di dipendenza verso il proprio aggressore. Dipendenza che via via si trasforma in gratitudine per la sua compagnia e assistenza. Un documentario shock francese realizzato dall’associazione Femmes pour le Dire – Femmes pour Agir (FDFA), ha raccontato infatti le storie di donne disabili che hanno vissuto situazioni di violenza sul loro corpo e sulla loro psiche, e che le hanno accettate come forma di ricompensa che dovevano per l’assistenza che veniva data loro da parte del marito, ma anche del padre, del fratello, dello zio o di un altro individuo di sesso maschile.