Grazie al team CERA, un nuovo prototipo di occhio bionico ha restituito una certa capacità di visione a quattro persone cieche che utilizzano il dispositivo nella loro vita quotidiana. I quattro pazienti, di età compresa tra 42 e 65 anni, fanno parte di una sperimentazione clinica finanziata dal Consiglio nazionale per la salute e la ricerca medica e dal partner commerciale Bionic Vision Technologies. Tutti hanno una condizione genetica degenerativa chiamata retinite pigmentosa.
Questa condizione progressiva è attualmente non trattabile dalla scienza medica ed è una delle cause più comuni di cecità nelle persone che vivono nell’attuale società tecnologica, con conseguenze drammatiche in grado di cambiare completamente la loro vita. Penny Allen, professoressa appartenente al team CERA, si è così espressa: “A causa della diminuzione progressiva della vista, le persone perdono la capacità di lavorare”.
Questo prototipo è permanente, portabile e stabile ed un upgrade di una versione precedente datata 2012, che ne ha migliorato l’uso, le dimensione e le funzionalità. Attualmente, i test stanno procedendo al di fuori del laboratorio ed è molto vicino dall’essere definitivamente approvato.
Prima di utilizzare il dispositivo, i quattro pazienti hanno dovuto sottoporsi ad alcuni mesi di formazione in laboratorio in modo da comprendere bene come interpretare le informazioni visive fornite dall’occhio bionico. “Fin dall’inizio, eravamo convinti che le persone dovessero utilizzare il dispositivo fuori dal laboratorio per trarre i maggiori benefici”, ha affermato Allen.
I progressi dei pazienti è tangibile. Sono riusciti ad esaudire alcuni desideri, come visitare i vicini oppure andare a fare shopping al centro commerciale. “Parliamo di semplici compiti di dipendenza e mobilità”, ha dichiarato Allen, “e, per fortuna, stanno procedendo nel migliore dei modi”.
Per impiantare l’occhio bionico, la procedura chirurgica che viene utilizzata è abbastanza semplice e avviene mediante l’inserimento di una matrice di elettrodi in una piccola tasca tra la parete dell’occhio e la retina. “Il nostro obiettivo è la semplicità dell’intervento”, ha affermato Allen, “perché più lo è e meno rischi si corrono. Questa a cui stiamo assistendo è una scienza straordinaria, la quale diventa possibile soltanto grazie al coraggio e all’altruismo dei pazienti che partecipano alle sperimentazioni”.
Ma come funziona esattamente l’occhio bionico? In pratica, imitando le funzioni della retina. Cattura le immagini da una piccola telecamera posizionata sugli occhiali del paziente e li converte in segnali elettrici che viaggiano attraverso gli elettrodi posizionati negli occhi. Successivamente, questi impulsi elettrici stimolano le cellule residue nella retina collegate al nervo ottico e creano le informazioni visive, le quali vengono interpretate dal cervello sotto forma di immagine. Tutto ciò garantisce un certo “senso della vista”, offrendo quindi ad una persona la possibilità di distinguere forme, movimenti, volti e luce per potersi muovere liberamente.