All’inizio di questa settimana TikTok, una popolarissima applicazione di condivisione di video brevi, ha ammesso di aver soppresso una quantità non indifferente di video realizzati da “utenti disabili”. La società ha dichiarato che i suoi moderatori hanno intenzionalmente impedito a tali video di diventare virali su TikTok per problemi legati al cyber bullismo. A distanza di qualche giorno, gli amministratori dell’applicazione hanno ammesso che tale approccio è stato fondamentalmente sbagliato.
Un estratto all’interno del regolamento di TikTok ha fornito gli esempi degli utenti che considerava inclini al cyberbullismo o alle molestie. Questo elenco di utenti includeva persone squilibrate, persone con deturpazioni facciali o problemi facciali (come una voglia o strabismo), sindrome di Down e autismo. Questo passaggio è stato esposto da un sito di notizie tedesco su diritti e cultura digitali, Netzpolitik.
Secondo una fonte interna di TikTok senza nome citata da Netzpolitik, ai moderatori dell’applicazione è stato chiesto di limitare alla visione del pubblico i video degli utenti interessati all’interno del Paese in cui erano stati caricati. Inoltre, nei casi in cui i creatori dei video risultassero vulnerabili a certe dinamiche poco corrette, ai moderatori è stato detto di impedire che tali clip comparissero nel feed video principale nel caso in cui avessero raggiunto, in qualche parte del mondo, tra i 6.000 e le 10.000 visualizzazioni.
Un portavoce di TikTok ha ammesso che la direttiva era totalmente sbagliata. “All’inizio, in risposta a un aumento del bullismo nell’applicazione, abbiamo implementato una politica schietta e ragionevole. Ma tutto questo non è mai stata progettato per essere una soluzione a lungo termine e, sebbene l’intenzione fosse buona, è diventato chiaro che l’approccio era sbagliato. Abbiamo da tempo rimosso la politica a favore di politiche anti-bullismo più sfumate”. TikTok non ha ancora confermato quando ha intenzione di abbandonare tale misura restrittiva.
Ceri Smith, che opera nell’ambito della beneficenza per l’uguaglianza della disabilità, ha definito la politica “bizzarra”, affermando come sia positivo che l’azienda abbia deciso di sancirne la fine. “Le piattaforme di social media devono fare di più per combattere il cyber bullismo, ma nascondere in tutta fretta un gruppo di utenti con il pretesto di proteggerli non è affatto l’approccio giusto”, ha affermato la Smith.
Quello del cyber-bullismo purtroppo non è un problema che riguarda soltanto le persone con disabilità, ma un fenomeno che sta coinvolgendo tanti individui. Le autorità dovrebbero chiedere agli amministratori dei vari social un intervento più drastico: cancellazione immediata del profilo e segnalazione dell’utente. Alcune piattaforme già lo fanno, ma il problema di fondo è l’opportunità che hanno queste persone di “riciclarsi”, ossia di registrarsi sotto falso nome.
La tecnologia potrebbe intervenire a dare una mano: nel momento in cui un utente si registra ad un social o altra piattaforma, per completare la registrazione dovrà sottoporsi al riconoscimento facciale oppure alla scannerizzazione dell’impronta digitale. Forse fra qualche anno ci si arriverà.