Un’indagine condotta dall’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Razionale (Anffas) ha fatto emergere un quadro sconfortante sulle persone affette da Trisomia 21. Se i bambini con la Sindrome di Down sono infatti integrati nelle scuole e interagiscono con l’ambiente sottostante con pochi problemi, la loro “diversità” viene fuori non appena si cominciano a fare adulti.
La ricerca dell’Anffas ha voluto concentrarsi proprio su questo, cercando cioè ci capire come vive una persona adulta con la Sindrome di Down. L’indagine è partita analizzando un campione di 136 persone affette da Trisomia 21: i soggetti presi in esame hanno un’età compresa tra i 45 e i 67 anni, provengono da 15 regioni d’Italia e sono 61 femmine e 75 maschi.
Istruzione – Le rilevazioni, che in una prima fase si sono volute concentrare sull’istruzione, hanno dato luogo al seguente risultato: il 42.6% delle persone risulta priva di un titolo di studio, mentre del 54.5% che è invece in possesso di un titolo di studio, il 27.2% delle persone ha la licenza elementare, il 26.5% ha una licenza di scuola media inferiore, mentre una sola persona risulta avere conseguito il diploma di scuola superiore. Tutto ciò significa molto sinteticamente che il 46.3% del campione non ha una capacità di lettura, che il 40.7% non è capace a scrivere e che il 68.4% non è in grado di eseguire i calcoli.
Il lavoro – I dati diventano ancor più preoccupanti quando si analizza la questione lavorativa: la ricerca ha rilevato come 8 persone su 10 del campione preso a riferimento, non lavori e non abbia mai lavorato prima. Solo l’8.1% ha svolto un lavoro in passato, mentre solo il 5.1% del totale lavora tutt’oggi. E se il lavoro non è di certo prerogativa delle persone disabili, secondo familiari e operatori intervistati, più della metà dei soggetti esaminati non sarebbe in grado neanche di prendersi cura della propria salute: il 48% non sa assumere in autonomia le medicine, mentre il 76.3% è tuttavia capace di lavarsi e asciugarsi da solo.
Il futuro – Infine, per quanto riguarda il futuro e le aspettative, il 44.1% degli intervistati confida di essere seguito da fratelli o sorelle quando sono venuti a mangiare i genitori. Il 53.7% di loro non ripone particolari desideri per il suo futuro, mentre il 25.7% confida di voler continuare a vivere con la propria famiglia (o con il partner/amici nel 12.5% dei casi).