I bambini guardano il mondo con gli occhi innocenti ed a volte alcune cose che escono fuori dal loro recinto infantile sono mentalmente difficili da comprendere. Di fronte ad una persona, adulta o meno, che ha una disabilità, un bambino chiede spesso al proprio genitore “Cosa c’è che non va in quella persona?”. Per una mamma o un papà, rispondere non è mai facile ed, a volte, imbarazzante.
Per chi si trova in una situazione del genere, ecco cosa tenere a mente per parlare con un bambino delle persone disabili.
I bambini con bisogni speciali sono diversi e questa non è una brutta cosa
È facile essere a disagio di fronte a persone o situazioni che sono “diverse”. Spesso si pensa che sia meglio fingere che le disparità non esistano, ma non serve e non fa bene a nessuno. Invece, bisogna parlare di queste cose in modo rispettoso onde imparare tanto.
Di fronte ad un altro bambino dai tratti particolari, come nel caso della sindrome di Down, si potrebbe dire al bambino: “Potresti aiutarlo ad imparare a scrivere il suo nome o mostrargli dei modi divertenti per rallegrare le persone quando si sentono giù”.
I bambini con disabilità sono uguali agli altri bambini
Sarebbe un ottimo modo parlare delle cose che hanno in comune un bambino normale e quello con bisogni speciali: hanno entrambi occhi, capelli e mani? Che dire delle cose che si possono necessariamente volere? Pensare che il ragazzino abbia sentimenti? A cosa gli piacerebbe giocare? Che tipo di musica vorrebbe ascoltare? Alcuni bambini possono avere una disabilità, ma non vogliono essere completamente definiti da essa.
Le persone con bisogni speciali o disabilità non sono necessariamente malate
A volte è difficile trovare il giusto vocabolario per parlare ai figli dei bisogni speciali. Evitare sempre le parole “malato” e “diverso”, tipo “quel ragazzo ha una malattia che gli impedisce di parlare bene con la gente” o “qualcosa non va nel suo cervello, quindi non può parlare bene”. Alcune persone nascono con bisogni speciali, mentre altre disabilità si verificano a seguito di un incidente o di una malattia. La disabilità stessa, però, non è una malattia o qualcosa di malevolo, né è qualcosa che gli altri bambini possono cogliere.
Le parole contano
Sarebbe ottimo insegnare ai bambini le parole giuste per parlare di disabilità, bisogni speciali, persino nomi di disabilità specifiche, come la sindrome di Down e l’autismo. Oltre alle parole “malato” e “diverso”, provare a sostituire la parola “normale” con “tipico”, come in “un tipico bambino potrebbe camminare a 12 mesi, mentre un altro non ha camminato fino a quando non aveva quasi 3 anni”. I bambini disabili sono certamente diversi, ma confrontarli con quelli “normali” potrebbe definirli come strani o cattivi.