E’ nata e cresciuta ad Arezzo, eppure la sua città è stata in grado di tradirla. O meglio, di ferirla. Affetta da osteogenesi imperfetta, Ilaria Bidini, 31enne che da anni lotta per l’abbattimento delle barriere architettoniche nella sua città, si ritrova a dover fare i conti con un fenomeno evidentemente più grande di lei: il cyber bullismo.
“Sui social network mi offendono, mi odiano, mi scrivono cose indicibili. Sotto alle mie foto leggo ogni giorno commenti molto cattivi: dicono che sono un mostro, un essere ridicolmente deforme, con denti marci e braccia lunghissime”. In pratica, i bulli della rete stanno facendo sentire Ilaria come un peso per la società, tanto che lei stessa ha ammesso come le scrivano continuamente che non serve a niente. Eppure, “io sono più forte di loro e sorrido alla vita”, garantisce.
Ilaria è alta un metro ed è affetta da una patologia che la rende estremamente fragile dal punto di vista osseo: le sue ossa sono talmente delicate che sono continuamente soggette a fratture e deformazioni e che vedono costretta Ilaria ad alternarsi tra la carrozzina elettrica e il deambulatore, utile per permetterle di camminare un po’. Si tratta di una condizione difficile, che la mette alla prova ogni giorno, ogni minuto e ogni secondo della sua vita. Ma la vera prova, più che questa, sembra esser diventata quella di riuscire ad affrontare chi sparge odio a volontà nei suoi confronti.
“Oggi sono vittima di bullismo in rete, ma subisco violenze psicologiche da quando sono venuta al mondo. A scuola venivo minacciata ogni giorno, mi minacciavano di botte e mi facevano scherzi orrendi come bucarmi le ruote della carrozzina, mentre le mie compagne mi isolavano e pretendevano che non mi spogliassi con loro prima delle lezioni di ginnastica. E secondo i professori era tutto normale, dicevano che era una fase dell’adolescenza”.
Ilaria però non si arrende e continua a portare avanti la sua battaglia a testa alta. Ha fondato il gruppo Facebook “Stop al bullismo e al cyber bullismo” e si è anche rivolta alla polizia postale per poter essere tutelata dall’azione violenta, cieca e spregiudicata dei suoi “aguzzini”.