Spesso e volentieri chi finisce vittima di una invalidità oncologica si ritrova costretto a dover interrompere o a dover ridimensionare fortemente la sua carriera lavorativa. Il problema vero sorge dal momento in cui il lavoratore coinvolto dalla malattia sente la necessità di andare prima in pensione, perché le sue condizioni di fatto sono ormai compromesse e la voglia e la forza di continuare a lavorare vengono decisamente meno.
E allora come si possono muovere i disabili che vogliono andare in pensione prima del tempo, sulla base di quelle che sono le norme attualmente in corso (senza considerare quindi quanto è oggetto di riforma da parte del governo)?
Prima possibilità
Una possibilità può essere quella di avvalersi della Legge n.338 del 23 dicembre 2000, la quale dà diritto agli invalidi con invalidità superiore al 74% di richiedere, per ciascun anno di lavoro svolto, il beneficio di due mesi di contribuzione figurativa. La legge stabilisce che questo beneficio può essere riconosciuto fino a un massimo di cinque anni di contribuzione figurativa, ed implica quindi che il lavoratore disabile che si avvale di questo beneficio possa andare in pensione con cinque anni di anticipo.
Per farlo bisogna tuttavia tenere conto di due vincoli: come prima cosa bisogna essere in possesso di una certificazione medica che faccia chiaro riferimento a “un danno alla capacità lavorativa generica superiore al 75%”, e come seconda cosa bisogna tenere conto del fatto che i contributi figurativi possono maturare solo ed esclusivamente a partire dal momento in cui sul lavoratore inizia a pesare un’invalidità superiore al 74% (per cui non c’è la possibilità di recuperare contributi figurativi per il periodo antecedente all’invalidità).
Seconda possibilità
C’è anche una seconda possibilità che riguarda però solo ed esclusivamente coloro che hanno versato almeno 20 anni di contributi. In questo caso il disabile può avvalersi del decreto legislativo 503/92 che dà diritto all’ottenimento della pensione di vecchiaia anticipata al compimento del 55esimo anno di età per le donne e al 60esimo anno di età per gli uomini, in presenza di una invalidità in questo caso non inferiore all’80%. La riforma del 2011 nota come riforma Fornero sulle pensioni, infatti, non ha modificato questo decreto di 24 anni fa.