Alla fine di agosto, tramite un webcast in diretta, Elon Musk ha parlato dei progressi di Neuralink, la società per interfacce cervello-computer da lui fondata nel 2016.
La visione di Musk del futuro è quella in cui i super-umani aumentati ciberneticamente non sono solo in grado di superare malattia e disabilità, ma trascendono completamente la loro forma fisica attraverso l’integrazione diretta con le macchine e la tecnologia.
Per usare le parole di Musk, il dispositivo impiantabile di Neuralink è “come un Fitbit nel tuo cranio”. Composta da fili super sottili che trasportano gli elettrodi, la tecnologia ha lo scopo di facilitare la comunicazione ad alta velocità con computer esterni e, potenzialmente, collegamenti secondari posizionati in altre parti del corpo. Neuralink non è certo un espediente. L’azienda impiega già oltre 100 persone e sta cercando di espandere rapidamente la sua forza lavoro.
Musk ha anche investito 100 milioni di dollari del proprio capitale nell’impresa. Ha inoltre rivelato che, lo scorso luglio, Neuralink ha ricevuto la designazione di “dispositivo rivoluzionario” dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti, cosa che potrà aiutarlo ad accelerare il processo di regolamentazione.
È probabile che Musk abbia catturato l’attenzione delle persone disabili; infatti l’imprenditore afferma che Neuralink potrebbe “risolvere importanti problemi al cervello e alla colonna vertebrale”. In effetti, durante la presentazione, diverse condizioni croniche e limitanti sono state definite “potenzialmente curabili da Neuralink”, come la cecità, le lesioni del midollo spinale, la perdita di memoria, i danni cerebrali e persino la depressione.
Il primo ciclo di studi clinici dell’azienda si concentrerà su pazienti con lesioni del midollo spinale. Per le persone disabili che osservano, tutto questo può suonare come narrativa avvincente, o, per lo meno, come qualcosa di fresco e innovativo rispetto agli aridi dati matematici e al gergo medico che riempiono le riviste professionali.
Ciò che forse è più allettante è che le ambizioni di Musk per Neuralink vanno ben oltre il semplice aiuto alle persone disabili. Più volte ha manifestato le proprie preoccupazioni sulla minaccia per l’umanità rappresentata dall’intelligenza artificiale. “Vedere l’Intelligenza Artificiale superare gli esseri umani e diventare di fatto incontrollabile è una grave minaccia per la sopravvivenza di razza più delle armi nucleari”, affermò Musk tempo fa.
Neuralink è, in sostanza, l’ambizione transumanista di Musk per mettere a tacere macchine super intelligenti e IA. “A livello di specie, è importante capire come coesistiamo con l’Intelligenza artificiale, ottenendo una certa simbiosi con essa”, ha dichiarato durante la presentazione, “in modo tale che il futuro del mondo sia controllato dalla volontà combinata delle persone. Questa potrebbe essere la cosa più importante che un dispositivo come questo raggiunge”.
Questo mescolare la tecnologia con applicazioni commerciali, o addirittura esistenziali, che rende Neuralink assolutamente avvincente per coloro che vivono con disabilità fisiche.
Dopo tutto, condizioni neurologiche come la sclerosi multipla, il Parkinson e la malattia dei motoneuroni sono tutte molto di nicchia. Sì, coinvolgono il cervello, ma le loro cause e i meccanismi di azione sono unici e diversi. La ricerca per queste condizioni è, quindi, altamente specializzata e condotta a un ritmo lento all’interno di silos accademici, tutti in competizione tra loro a causa delle scarse risorse.
Qualsiasi nuova tecnologia, in particolare quella spinta dalle vaste ambizioni e dalle immense finanze del mercato di massa, diventa immediatamente una proposta estremamente seducente.