Il tasso di disoccupazione nel mondo per le persone disabili è più del doppio rispetto a coloro che non lo sono. Quale potrebbe essere la soluzione a questo problema? Microsoft sembra aver trovato la risposta: IA e apprendimento automatico.
“Grazie all’intelligenza artificiale, molte informazioni possono ora essere disponibili per le persone disabili, aprendo loro la strada alla totale indipendenza”. Ad affermarlo è Mary Ballard architetto senior per l’accessibilità di Microsoft. “Stiamo lavorando per sviluppare una tecnologia non fine a se stessa ma utile alla comunità dei disabili”.
La Bellard, impegnata nel ramo accessibilità da 11 anni, è entrata in Microsoft nel 2014, svolgendo un ruolo fondamentale nel lancio della Disability Answer Desk, una linea di supporto che le persone possono contattare per risolvere i loro problemi di accessibilità, ottenere risposte alle domande e conoscere le tipologie di assistenza tecnologica nei prodotti di consumo della Microsoft. Inoltre, lei ed i suoi colleghi collaborano con organizzazioni non governative che aiutano le persone disabili in tutto il mondo.
Secondo la Bellard, la intensa domanda da parte delle clientela sullo sviluppo di tecnologie assistive ha catalizzato il lancio di IA per l’accessibilità. A seguire, subito dopo, il programma dell’azienda AI for Earth, il quale fornisce formazione e risorse alle organizzazioni che cercano di affrontare i problemi relativi al clima, all’acqua, all’agricoltura e alla biodiversità. “Ci siamo chiesti se un simile approccio potesse funzionare per la comunità dei disabili e anche per la comunità dell’innovazione che lavora sulla tecnologia a favore delle persone”, ha dichiarato Bellard.
Attraverso l’intelligenza artificiale a favore dell’accessibilità, Microsoft ha promesso 25 milioni di dollari nei prossimi cinque anni ad università, organizzazioni filantropiche e altre che sviluppano strumentazione IA utile alle persone disabili. Il programma, supervisionato da Lay-Flurrie e dalla stessa Bellard, premierà i candidati provenienti da tre categorie: lavoro, vita e connessioni. Le proposte verranno accettate su base continuativa e vengono valutate “in base al loro valore scientifico”, oltre alla loro innovazione e scalabilità.
L’iTherapy in California è stata una delle prime a ricevere la sovvenzione, utilizzata per aggiungere chatbot e avatar 3D alla sua app InnerVoice. I cofondatori Lois Brady e Matthew Guggemos, entrambi con precedenti patologie logopediche e specializzazioni in tecnologie assistive e autismo, affermano che “ci sono prove che le nuove funzioni di IA implementate stanno aumentando il coinvolgimento”.
A tal fine, InnerVoice combina avatar con testo, immagini e video per creare esperienze che aiutino gli studenti a identificare le connessioni tra discorso e lingua. I video sono concetti astratti, mentre gli avatar etichettano ciò che sta accadendo usando espressioni facciali e tono di voce emotivo; gli utenti conversano con gli avatar (un supereroe, un semplice disegno o una fotografia di una persona cara) e imparano le parole prendendo immagini che gli algoritmi di apprendimento automatico rilevano ed etichettano.