I ricercatori della Dublin City University avranno un ruolo importante in un nuovo progetto europeo che mira ad affrontare il problema medico dell’osteoporosi (osso poroso) grazie alla combinazione di alcune tecnologie, tra cui la stampa 3D, i biomateriali e i dispositivi IoT (Internet of Things). Per aiutare l’assistenza sanitaria, i sistemi escogiteranno soluzioni su misura per la malattia debilitante.
Il progetto GIOTTO, finanziato nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 e con un costo di 5,7 milioni di euro, coinvolge 14 partner accademici e industriali di 10 Paesi europei, tra cui un team multidisciplinare della DCU che unisce le competenze del Centro di ricerca in ingegneria medica e dei Centri di ricerca della Fondazione Irlanda tra cui Insight Center for Data Analytics e AMBER (Advanced Materials and BioEngineering Research).
L’osteoporosi è considerata una malattia ossea estremamente comune ed è più frequente dopo la menopausa e con l’invecchiamento, ma può anche svilupparsi in giovane età.
La condizione si verifica quando il corpo perde troppo materiale osseo e, di conseguenza, le ossa diventano deboli e fragili, causando frequenti fratture e cadute. È stato calcolato che nel mondo le fratture osteoporotiche si verificano ogni tre secondi, soprattutto nelle aree dell’anca, della colonna vertebrale o del polso. Ciò ha anche un impatto sociale ed economico notevole poiché, a seguito delle fratture, i pazienti spesso perdono la propria indipendenza e soffrono di dolore cronico con un impatto significativo sul loro benessere emotivo.
Il progetto coinvolgerà dottori, scienziati e produttori di dispositivi medici per sviluppare e testare nuove soluzioni basate sugli ultimi nano-biomateriali intelligenti e le tecniche di stampa 3D. I dispositivi ad hoc saranno progettati per i diversi tipi di fratture osteoporotiche che stimolano la rigenerazione ossea riducendo la perdita.
Oltre alla stampa 3D e alle tecnologie più aggiornate, verranno utilizzati approcci all’avanguardia per progettare e sviluppare biomateriali nano-funzionalizzati per il rilascio intelligente e mirato di molecole attive che migliorano la riparazione e la rigenerazione ossea. L’uso di tecnologie di produzione additive consentirà la personalizzazione del dispositivo e di allinearsi meglio con il tipo di anatomia e frattura del paziente.
Inoltre, i partner del progetto svilupperanno una piattaforma IoT (Internet of Things) per raccogliere e analizzare i dati sull’efficacia del dispositivo in modo da fornire un software di supporto efficace come servizio per migliorare la progettazione, la fabbricazione e la funzione clinica dei dispositivi medici specifici per le aree interessate.
Nicholas Dunne, responsabile del progetto, ha dichiarato: “L’osteoporosi è un disturbo sistemico che colpisce circa 95 milioni di persone e provoca oltre 8,9 milioni di fratture ossee all’anno, mentre nel mondo il 40% delle fratture osteoporotiche si verificano nelle persone che ancora lavorano. La malattia può portare ad una vera e propria condizione di disabilità, con il conseguente sviluppo di malattie correlate quali artrite reumatoide, asma e ipertensione arteriosa”.