Il post COVID-19 espanderà la consapevolezza della disabilità?

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Coronavirus COVID-19

Le persone con disabilità hanno lottato strenuamente per ottenere alloggi su misura. Purtroppo, la pandemia di COVID-19 ha evidenziato che non sono così pratici come promesso. Supermercati, ristoranti e farmacie (anche fuori città) possono consegnare, il lavoro a distanza, la medicina e l’istruzione sono possibili per molti e le vite sociali possono essere gratificanti senza richiedere alle persone di uscire di casa.

Il mondo accademico sta pagando caro. In molte università, le ricerche sono state interrotte. Però, la maggior parte degli studi può essere eseguita in remoto, anche dal letto, e secondo un orario flessibile e asincrono, se necessario.

La comunità delle persone disabili fa pressioni per tecnologie e infrastrutture che funzionino al meglio per tutti. Le persone sorde e gli disabili hanno combattuto duramente per cose come i sottotitoli in televisione, che da allora sono diventati onnipresenti nei bar e negli aeroporti sportivi e ora possono essere apprezzati dalle persone che trasmettono contenuti multimediali mentre stanno riposando o sono al lavoro.

L’amara ironia è che, nel momento in cui le persone non disabili o non ancora disabili stanno iniziando a normalizzare questi hack di disabilità e l’infrastruttura conquistata a fatica, il disprezzo della società per le queste persone diventa palese. Le persone disabili stanno morendo di coronavirus in numero maggiore rispetto alle persone che non lo sono, nelle strutture di riabilitazione, nelle istituzioni statali (comprese le prigioni), nelle case famiglia e nelle case di cura.

Molte sistemazioni richieste sono state implementate in poche settimane, inclusa la possibilità di lavorare da casa, avere orari flessibili, ottenere senza documentazione eccessiva ciò di cui le persone disabili hanno bisogno, condividere e celebrare l’adattamento creativo, lavorare con la conoscenza che tutti gli orari possono cambiare. Queste sono tutte cose che le persone disabili e malate croniche hanno desiderato per molto tempo. La speranza è che, quando la curva dei contagi si sarà azzerata, le cose non tornino come prima, ossia un mondo in cui le persone con disabilità vengono ignorate.

Quindi iniziare a fare cambiamenti che avrebbero dovuto essere sempre standard, pianificare in modo creativo e accessibile per consentire più lavoro fuori sede, suggerimenti graditi da parte di docenti e studenti disabili su come far funzionare meglio l’ambiente didattico. Bisogna accettare le critiche poiché, troppo spesso, il lavoro è impostato come dettato dalla convenzione, piuttosto che invocando esperienze e possibilità pertinenti.

Un’altra strada è quella di rendere i materiali didattici e accademici multimodali con la produzione di formati adatti a persone con condizioni fisiche e modi diversi di leggere e comunicare, condividere e contribuire.

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