Il disturbo del linguaggio è una condizione che riguarda difficoltà nella comprensione, nella produzione e nell’uso del linguaggio, sia parlato che scritto.
Questo disturbo può manifestarsi in vari modi e con livelli diversi di gravità, è molto comune nei bambini, ma può anche persistere in età adulta, soprattutto se non trattato.
Rientra tra i disturbi del neurosviluppo e si manifesta come un rallentamento nella crescita delle abilità linguistiche.
Questo ritardo può riguardare diversi aspetti del linguaggio, senza però essere accompagnato da deficit cognitivi, sensoriali, motori o affettivi, né da significative carenze nell’ambiente sociale o familiare che potrebbero giustificarne l’insorgenza.
Generalmente, nei primi due anni di vita, il bambino impara circa 100 parole e inizia a formare le prima frasi, successivamente, intorno ai tre anni, si assiste a una crescita rapida del vocabolario.
Per questa ragione, l’età dei 3 anni viene utilizzata indicativamente per individuare i bambini “parlatori tardivi” da quelli con un possibile disturbo specifico del linguaggio.
Classificazione e cause dei disturbi del linguaggio
I disturbi del linguaggio possono essere suddivisi in due macro-categorie, ovvero:
- I disturbi primari o anche disturbi specifici del linguaggio (DSL): che sono indipendenti da problemi di natura cognitiva, relazionale, neuromotoria o sensoriale;
- I disturbi secondari o che derivano da altre condizioni come autismo, ADHD, lesioni cerebrali, problemi neurologici (ad es. la disnomia), ecc.
Nei disturbi primari ci sono altre quattro tipologie:
- Disturbo fonologico isolato: caratterizzato da difficoltà solo nella produzione e organizzazione dei suoni. La capacità di comprensione del linguaggio rimane intatta, mentre la difficoltà è legata al corretto uso dei suoni.
- Ritardo espressivo specifico: riguarda esclusivamente l’abilità di esprimere pensieri e idee verbalmente. Nonostante la persona riesca a comprendere perfettamente, presenta ritardi e difficoltà nel formulare frasi e nel parlare in modo fluido e chiaro.
- Disturbo espressivo con deficit di comprensione: influenza sia l’abilità di esprimersi che quella di comprendere il linguaggio. Oltre a problemi nell’uso delle parole e nella costruzione delle frasi, si osserva una limitata capacità di interpretare correttamente ciò che viene detto dagli altri.
- Disturbo recettivo ed espressivo: compromette sia la comprensione che l’espressione verbale. Chi ne è affetto ha difficoltà sia nel capire il linguaggio che nell’articolare risposte, con un forte impatto sulla comunicazione generale.
Quando può manifestarsi il disturbo del linguaggio?
In circa il 6-7% della popolazione, il disturbo del linguaggio esordisce dopo i 3 anni, ed è raro assistere a un recupero spontaneo dell’abilità linguistica che ci si aspetterebbe a questa età.
Per tale ragione, anche se la diagnosi può avvenire tardivamente, intorno ai 4 anni, è importante agire quanto prima, in particolare, se si notano difficoltà comunicative o di comprensione.
Primi sintomi da osservare
In caso si sospetti della presenza di un disturbo del linguaggio, bisogna considerare i seguenti sintomi:
- Entro i 12 mesi sono presenti difficoltà di comprensione e il bambino non pronuncia le prime parole;
- Entro i 24 mesi ci sono difficoltà di comprensione e il vocabolario è molto ridotto, il piccolo conosce meno di dieci parole;
- Entro i 30 mesi il bambino ha difficoltà di comprensione e pronuncia meno di 50 parole, inoltre, sono assenti frasi di due parole per esprimere i propri bisogni.
- Dopo i 30 mesi ha problemi di comprensione e non riesce a costruire delle frasi, anche molto semplici.
La diagnosi
Per avere una diagnosi bisogna rivolgersi a un centro specializzato nella cura dei disturbi del linguaggio che, tramite una serie di test, potrà inquadrare il problema e decidere l’approccio migliore da seguire per affrontarlo.
L’equipe è formata da psicologi, neuropsichiatri e logopedisti, che raccolgono tutte le informazioni necessarie relative allo sviluppo psicomotorio, linguistico e comunicativo del bambino, ed osservano il suo comportamento in un contesto ludico per valutare le sue abilità comunicative. Infine, lo sottopongono ad alcuni test.
Inizialmente, la valutazione si focalizza sul suo sviluppo psicomotorio per escludere che la difficoltà linguistica non derivi da un ritardo complesso dello sviluppo.
Poi si passa alla valutazione della conoscenza linguistica del piccolo come le parole conosciute, la grammatica, la sua capacità di produrre suoni e di raccontare, descrivere e interagire in uno scambio comunicativo.
Cosa fare in presenza di disturbi del linguaggio
In caso di disturbi del linguaggio è consigliato un trattamento riabilitativo da un logopedista, con un approccio sia individuale, che di gruppo.
A volte sono affiancati anche interventi indiretti come il parent coaching, che prevede il coinvolgimento attivo dei genitori nel percorso riabilitativo del bambino, attuando alcune strategie psicoeducative.
Inoltre, il parent coaching consente ai genitori di comprendere meglio le difficoltà del bambino e di supportarlo nella comunicazione quotidiana, applicando tecniche apprese durante le sessioni.
Ad esempio, esercizi di stimolazione linguistica, giochi per arricchire il vocabolario e attività che promuovono lo sviluppo della comprensione e della produzione linguistica.