Cos’è la disabilità psichica?

La disabilità psichica è caratterizzata da varie insufficienze mentali che provocano ritardi durante le fasi di sviluppo fisico e intellettivo.

disabilità psichica

Si manifesta soprattutto nei bambini durante la gestazione, in caso di complicanze durante il parto, oppure per cause traumatiche o morbose a livello neonatale.

Possono anche manifestarsi nel periodo dello sviluppo, se presenti fattori molto invasivi.

Chi sono i disabili psichici

Chi ha una disabilità psichica deve convivere con sintomi classici delle malattie mentali e della psicosi. Può anche avere deliri, allucinazioni, manifestare aggressività oppure paranoie, sia verso sé stesso che gli altri.

Questo tipo di disabilità è abbinata spesso alla disabilità mentale, che può essere lieve, grave o profonda, e rendere il soggetto incapace di affrontare e risolvere anche i problemi più semplici o adattarsi alle novità.  A queste due disabilità si associano, spesso, anche disabilità legate al linguaggio.

Cosa rientra nella disabilità psichica?

La disabilità psichica è vista come conseguenza di un disturbo mentale; il DSM dell’American Psychatric Association suddivide i disturbi mentali in:

  • Disturbi dell’umore;
  • Disturbi organici;
  • Schizofrenia e disturbi deliranti;
  • Disturbi d’ansia;
  • Disturbi sessuali e d’identità di genere;
  • Disturbi del sonno;
  • Disturbi somatoformi, fittizi e dissociativi;
  • Disturbi alimentari;
  • Disturbi di personalità.

Chi soffre di disabilità psichica non riesce, in parte o del tutto, a partecipare alla vita sociale nel contesto in cui vive.

Classificazione

La disabilità primaria fa riferimento al danno che viene indotto dalla malattia psichiatrica e che crea problemi e conflitti all’interno della famiglia e dell’ambiente sociale.

La disabilità secondaria riguarda le proprie reazioni personali, ad esempio, perdere completamente l’autostima o negare di avere un disturbo.

La disabilità terziaria si riferisce agli handicap sociali che sono conseguenza della malattia come: solitudine, stato di povertà, mancanza di lavoro o di una casa. Tutte condizioni che amplificano ulteriormente la malattia e portano il soggetto a sentirsi sempre più insicuro e ad isolarsi.

Disabilità psichica e riabilitazione

Con la riabilitazione si mira ad aiutare il soggetto a riacquisire la capacità perduta a causa della malattia psichiatrica con lo scopo di raggiungere il miglior grado di autonomia.

Grazie alla legge n.180 del 1978 (Legge Basaglia) e alla successiva integrazione nella legge 833/1978, fu introdotto il Trattamento Sanitario Obbligatorio e l’apertura dei Servizi di igiene mentale pubblici, e chiusi i manicomi.

La malattia mentale fu così equiparata alle altre patologie e il malato posto al centro. Ma oggi, la gestione da parte delle famiglie e della collettività non è sempre semplice. La riabilitazione è nata per cercare di migliorare l’assistenza alle persone con disturbi psichici.

Inoltre, sono stati riconosciuti anche i diritti dei pazienti psichiatrici gravi ospedalizzati, introducendo il concetto di riabilitazione anche per loro.

La riabilitazione dei pazienti con disabilità psichica prevede delle strutture (Comunità terapeutiche, Case-Famiglia, Centri Diurni Riabilitativi, Comunità protette), improntate sul recupero dello spazio e delle relazioni per questi soggetti.

Vivere in strutture di piccole dimensioni, accoglienti e sicure, crea abitudini che fanno capire il senso e l’importanza del qui e ora e della quotidianità, condividendo tempo e spazi e stringendo relazioni.

Il soggetto con disturbo mentale deve essere indirizzato dallo specialista verso il tipo di struttura adatto in base al livello di autonomi e capacità di interagire e relazionarsi con gli altri o possibilità di acquisirle.

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