Le persone che soffrono di gravi disabilità o che sono affette da patologie che vanno a limitare e, in alcuni casi, addirittura, compromettere completamente la loro autonomia hanno, per forza di cose, bisogno di qualcuno che si occupi di loro aiutandole quotidianamente. Questo è esattamente il compito del caregiver. Il caregiver è, quindi, una figura essenziale nella vita di queste persone ed è un impegno che richiede dedizione, pazienza e presenza costanti.
Nonostante sia un impegno quasi totalizzante e dunque a tempo pieno, quello del caregiver non è considerato un lavoro vero e proprio e non è, pertanto, retribuito; tuttavia, esistono delle agevolazioni previste dalla legge per questa figura.
Chi è il caregiver?
Il caregiver, come anticipato, è la figura (solitamente un parente, figli, genitori, fratelli, nipoti ecc.) che si occupa, gratuitamente, di assistere un famigliare o un proprio caro che si trova in condizioni di auto-insufficienza.
Il caregiver, dunque, si fa carico della gestione del malato, prendendosi cura di lui e aiutandolo nelle incombenze e mansioni quotidiane. Una persona è definibile come caregiver nel momento in cui si occupa in maniera stabile e duratura di un familiare non autosufficiente, ufficialmente riconosciuto come disabile dall’Inps, oppure da un giudice.
Qual è il suo profilo?
Solitamente i Caregiver sono persone adulte, in alcuni casi anche anziane, che assistono in tutto e per tutto i propri familiari che soffrono di determinate problematiche gravi, al punto da comprometterne l’autonomia (in genere si tratta di patologie croniche, disabilità, infermità o invecchiamento).
Nella maggior parte dei casi sono lavoratori che si trovano a dover assistere genitori o parenti di una certa età, o, appunto, affetti da malattie gravi, o ancora, di genitori che hanno figli con serie disabilità, costretti a dividersi tra lavoro e incombenze quotidiane.
I caregivers sono una risorsa preziosa che si prende carico di un impegno sicuramente gravoso con risvolti emotivi spesso importanti. In particolare, durante il lungo periodo di pandemia sono emerse tutte le fragilità e le difficoltà che queste figure sono chiamate ad affrontare, complessità che rendono la vita di tutti i giorni, una vera e propria sfida.
Quali sono i suoi compiti?
Innanzitutto, il caregiver è riconosciuto come tale solo se vive con la persona a cui presta assistenza o se, in alternativa, abita nello stesso stabile (anche se in un appartamento o abitazione diversa).
Questo perché il caregiver ha il dovere di occuparsi in maniera effettiva del proprio familiare; ciò, tuttavia, non significa che deve stare 24 ore su 24 con la persona di cui si prende cura, ma che debba essere presente e riuscire ad intervenire quando quest’ultima ne ha più bisogno. I compiti principali del caregiver sono:
- Occuparsi dell’igiene personale della persona malata;
- occuparsi dei pasti;
- acquistare e somministrare i farmaci (con le dovute eccezioni che richiedono l’intervento di personale medico specializzato);
- gestire le visite mediche e le terapie prescritte.
Cosa prevede la legge?
Come è stato più volte sottolineato il ruolo del caregiver non comporta alcuno stipendio, la legge però, fortunatamente, prevede alcune agevolazioni e diritti che permettono a queste indispensabili figure di poter assistere in modo più efficace e funzionale i propri familiari che soffrono di disabilità gravi.
Nello specifico, a sostegno dell’attività dei caregiver interviene, a livello nazionale, la legge 104 del 1992.
Tale normativa è proprio atta a garantire un supporto adeguato alle famiglie che vivono una situazione di disabilità. Le agevolazioni riguardano, nello specifico, anche o soprattutto, l’ambito lavorativo. Il testo di legge prevede, infatti, che al caregiver siano riconosciuti tre giorni di permesso (anche continuativi) retribuiti al mese.
Nei casi di disabilità grave è possibile beneficiare di un congedo straordinario pari fino a 24 mesi conservando il diritto alla retribuzione e ai contributi figurativi. La legge prevede, inoltre, per il caregiver determinati diritti:
- Scelta della sede di lavoro: dove possibile il lavoratore che presta assistenza ha il diritto di scegliere la sede più vicina al proprio domicilio;
- Rifiutare un trasferimento: Il lavoratore non può essere trasferito in un’altra sede senza il suo consenso.