Disabili e anziani, si sa, sono uno degli anelli più deboli di questa nostra società: spesso e volentieri infatti, non ritrovandosi in condizioni di autosufficienza, hanno bisogno di una mano per cucinare, per lavarsi o per fare alcune faccende di casa; ma anche quando c’è autosufficienza si può magari aver bisogno di qualcuno che molto semplicemente possa dare una mano per il disbrigo di alcune pratiche.
E proprio per far fronte a questa esigenza nasce il fenomeno del welfare condominiale, un modello tutto nuovo già sperimentato in alcune realtà locali che si propone come un’ottima alternativa all’assistenza sanitaria specifica di cui spesso, in queste situazioni, non c’è reale bisogno. L’assistenza interna al condominio prevede che vi siano persone che abitano nel condominio stesso o persone che vengono da fuori, predisposte proprio a fare da assistenza a due o più soggetti deboli che abitano nello stesso stabile: un compromesso accettabile per coloro i quali non si possono permettere una figura incentrata solo ed esclusivamente su se stessi, vero?
Naturalmente parliamo di una formula pensata per per persone che in qualche modo hanno la possibilità di starsene da sole per un po’, oltre che di persone non affette da qualche patologia particolare per cui vi sarebbe per l’appunto bisogno di un’assistenza sanitaria specifica. E’ in sostanza il modello ideale che può essere fatto proprio da persone che vuoi per una lieve disabilità o vuoi per un’età ormai particolarmente avanzata, non se la sentono di contare solo ed esclusivamente sulle loro forze.
Come spiega Nicola Ferrara, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), l’aumento dell’aspettativa di vita “e la contrazione delle disponibilità economiche del Servizio Sanitario Nazionale hanno portato non solo alla riduzione del numero di ricoveri ospedialieri e dei servizi socio-sanitari, ma ha anche indotto a sperimentare degli strumenti innovativi che potessero inserirsi all’interno del microwelfare fai da te.”