L’anno scolastico che si è appena concluso è stato caratterizzato da quella che oramai è diventata un po’ una piaga costante: le poche ore messe a disposizione per il sostegno. Così, nei primi mesi dell’anno passato l’ANIEF aveva deciso di promuovere un’iniziativa chiamata “Sostegno: non un’ora di meno!” per sensibilizzare il Ministero dell’Istruzione ad attivare nuovi posti per il sostegno e a recuperare le ore che erano state negate agli alunni con gravi disabilità.
A ben ricordare, infatti, quello del sostegno a scuola è un diritto riconosciuto da numerose norme, prima fra tutte la 104 del 1992. Persino la Corte Costituzionale, con sentenza numero 80/10, ha stabilito a suo tempo che per i disabili gravi ci sia obbligo di un “sostegno 1 a 1” e ribadito altresì che giustificare questo vuoto con dei limiti di bilancio sia del tutto illegittimo.
Con “Sostegno: non un’ora di meno!”, ANIEF ha quindi invitato docenti e dirigenti a segnalare i casi in cui avessero dovuto esserci carenze di risorse per ottemperare all’istruzione e all’assistenza dei disabili. Le segnalazioni ricevute sono poi state segnalate al TAR in via del tutto gratuita e a fine anno scolastico l’ANIEF ha tracciato il bilancio di questa sua iniziativa: le segnalazioni sono state numerose e per di più sono state altrettanto numerose le sentenze favorevoli pervenute dai diversi Tribunali!
I Tribunali chiamati ad esprimersi, infatti, hanno condannato il MIUR al ripristino del monte ore dovuto per il sostegno: da Palermo a Cosenza, fino a Frosinone, La Spezia, Sassari e Tivoli, sono stati davvero molti i casi in cui i giudici si sono esposti a favore della parte debole della questione. I ragazzi disabili e le loro famiglie.
“Con la nostra iniziativa abbiamo fatto rispettare i principi della Costituzione, ma anche quanto previsto dalla Carta dei Diritti nella parte in cui si parla di diritto all’istruzione, all’uguaglianza e al principio di non discriminazione degli alunni in difficoltà”, ha spiegato ANIEF aggiungendo che: “Il fatto che il Ministero voglia risparmiare sui nostri figli che sono i più deboli, è una vergogna. E in Tribunale abbiamo avuto ragione costringendolo a rispettare la legalità”.