Teoria della mente e autismo

Le persone con disturbo dello spettro autistico (ASD) possono presentare difficoltà cognitive molto diverse tra loro, c’è chi può avere problemi con il linguaggio, altri con la comprensione o il pensiero astratto. Data la grande variabilità è difficile definire un modello unico di funzionamento cognitivo per tutti i soggetti autistici.

teoria della mente autismo

Negli ultimi vent’anni, i ricercatori hanno cercato di individuare un “deficit centrale” che accomuni tutte le persone con ASD, ovvero una caratteristica cognitiva capace di spiegare la loro difficoltà a interagire con il mondo.

Ad oggi però, nessuna teoria è riuscita completamente a spiegare i comportamenti autistici, perché il disturbo è molto eterogeneo, cioè si manifesta in modi diversi da individuo a individuo.

Cos’è la teoria della mente?

Elaborata da Simon Baron-Cohen, la Teoria della Mente si riferisce alla capacità di comprendere che gli altri possiedono pensieri, intenzioni, emozioni e punti di vista distinti dai propri. Nei soggetti con disturbo dello spettro autistico, questa abilità risulta compromessa, rendendo difficile interpretare e prevedere il comportamento altrui.

Studi condotti su bambini autistici e con ritardi cognitivi hanno supportato questa ipotesi, dimostrando che la difficoltà nella comprensione degli stati mentali è una caratteristica specifica dell’autismo. Questa limitazione sembra indipendente dal livello di intelligenza, sebbene nelle persone con sindrome di Asperger sia meno marcata.

Le persone con autismo hanno difficoltà a capire cosa provano gli altri, non comprendono un’opinione diversa dalla propria, motivo per il quale tanti individui autistici presentano problemi relazioni, sociali e comunicativi. Questo anche perché non sono capaci di prevedere cosa potrebbero pensare, dire o fare gli altri nei vari contesti.

Nonostante le persone autistiche hanno tanta difficoltà a comprendere i coetanei e, nello specifico dei bambini, gli altri compagni di classe, apparendo egocentrici o indifferenti, non c’è niente nella teoria della mente che fa pensare che gli autistici si sentano superiori a tutte le altre persone.

Come aiutare i soggetti autistici a comprendere le emozioni

Un metodo per aiutare le persone autistiche a capire le emozioni è quello di coinvolgerli in storie di altri individui tramite dei racconti di vita, che li motivano a incuriosirsi e fare domande.

Disegno, giochi di ruolo, rappresentazioni musicali, tutto serve a capire gli stati emotivi degli altri e i comportamenti da assumere nelle varie situazioni. È importante non incolpare i bambini autistici quando non riescono a comprendere a pieno come comportarsi all’interno di determinati contesti.

A differenza di altri ragazzi, gli è autistico non riesce bene a svolgere i compiti che implicano la lettura della mente.

Le persone con autismo hanno molta difficoltà a:

  • Comprendere le emozioni proprie e quelle altrui;
  • Spiegare i propri bisogni e comportamenti;
  • Prevedere i comportamenti degli altri;
  • Capire le intenzioni degli altrui e le aspettative;
  • Distinguere finzione e realtà.

Uno degli studi più famosi sulla Teoria della Mente nell’autismo è l’esperimento di Sally e Anne (Baron-Cohen, Leslie & Frith, 1985). Questo test ha dimostrato che molti bambini autistici faticano a comprendere le false credenze, ovvero l’idea che una persona possa avere una convinzione errata su una situazione.

L’esperimento di Sally e Anne

Ai bambini viene mostrata una scena con due bambole, Sally e Anne, mentre un adulto racconta la seguente storia:

  • Sally ha un cestino, mentre Anne ha una scatola.
  • Sally nasconde una biglia nel cestino e poi esce dalla stanza.
  • Mentre Sally è via, Anne sposta la biglia nella sua scatola.
  • Sally ritorna e i ricercatori chiedono ai bambini:
  • “Dove cercherà Sally la biglia?”

I bambini neurotipici (dai 3-4 anni in su) e quelli con sindrome di Down capiscono che Sally non sa che la biglia è stata spostata, quindi rispondono correttamente: “Sally cercherà la biglia nel cestino”. Questo dimostra che riescono a comprendere le false credenze, cioè che le altre persone possono avere informazioni diverse dalle loro.

Molti bambini autistici, invece, rispondono che Sally cercherà la biglia nella scatola, perché loro sanno già dov’è e faticano a mettersi nei panni di Sally, che ha una conoscenza diversa dalla loro.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi