La demenza diventa più probabile con l’avanzare dell’età. Ad oggi, non esiste una cura e i ricercatori stanno studiando modi per curarla e prevenirla. Poiché il declino cognitivo precede la demenza, capire come frenare questo declino potrebbe aiutare a ridurre il rischio.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Melbourne, in Australia, è particolarmente interessato al potenziale ruolo di un’altra condizione, che diventa più prevalente con la perdita dell’udito.
Perdita dell’udito e declino cognitivo
Secondo gli autori dello studio, la perdita dell’udito legata all’età colpisce il 30-60% delle persone di età superiore ai 65 anni e il 70-90% di quelle di età pari o superiore a 85 anni. Ora, i ricercatori considerano la perdita dell’udito un fattore di rischio per la demenza. Ne consegue che l’uso di un apparecchio acustico potrebbe ridurre il rischio di demenza o rallentare i suoi progressi. Tuttavia, ad oggi, questo assunto è stato piuttosto contraddittorio.
Le ricerche precedenti, però, avevano alcune limitazioni. Ad esempio, alcuni studi hanno avuto accesso solo a campioni di dimensioni relativamente ridotte o si sono basati sulla perdita dell’udito e sul declino cognitivo auto-riportati. Altri studi non hanno acquisito informazioni sul livello di istruzione, l’umore, la frequenza dell’esercizio e altri fattori che possono anche influenzare il declino cognitivo.
Un nuovo approccio
L’ultimo studio ha coinvolto 99 partecipanti adulti di età compresa tra 62 e 82 anni con perdita dell’udito che erano nuovi agli apparecchi acustici. Gli scienziati hanno valutato i partecipanti prima che avessero acquisito gli apparecchi acustici. Il team era anche interessato ad osservare eventuali differenze tra maschi e femmine.
Sono state raccolte informazioni su udito, percezione del linguaggio, livelli di attività fisica, qualità della vita, umore, solitudine e salute generale, valutando anche le prestazioni cognitive in cinque settori: funzione psicomotoria, attenzione, memoria di lavoro, apprendimento visivo e funzione esecutiva.
In primo luogo, gli autori erano interessati alla relazione tra perdita dell’udito e deficit cognitivo; volevano anche verificare se indossare un apparecchio acustico, nel tempo, potesse influenzare le capacità cognitive.
A distanza di 18 mesi, c’è stato un netto miglioramento nella percezione del linguaggio auto-segnalata in situazioni tranquille. Come spiegano gli autori, ciò è stato “ampiamente evidente per gli utenti di apparecchi acustici”.
Cambiamenti nelle capacità cognitive
Quando gli scienziati hanno valutato le prestazioni cognitive dopo 18 mesi, hanno scoperto che i punteggi medi dei test cognitivi non erano migliorati.
Tuttavia, quando hanno valutato la funzione esecutiva separatamente, hanno riscontrato miglioramenti significativi. Dei 99 partecipanti, solo un maschio aveva sperimentato un declino della funzione esecutiva, la quale si riferisce a una serie di strumenti cognitivi che aiutano a navigare nelle vite quotidiane, tra cui il pensiero flessibile, la memoria e l’autocontrollo. Questo aumento della funzione esecutiva è stato più pronunciato nelle femmine rispetto ai maschi.
Quando i ricercatori hanno analizzato i dati cognitivi delle donne, hanno trovato miglioramenti significativi nella memoria, nell’attenzione visiva e nell’apprendimento visivo, insieme a miglioramenti nella funzione esecutiva.
I ricercatori hanno anche monitorato la frequenza con cui i partecipanti hanno utilizzato gli apparecchi acustici, scoprendo che coloro che utilizzavano i loro dispositivi con maggiore frequenza sperimentavano maggiori miglioramenti nelle prestazioni cognitive.
Gli autori ritengono che questa differenza tra i sessi potrebbe essere, almeno in parte, dovuta alla frequenza con cui i partecipanti hanno usato gli apparecchi acustici: il 56,3% delle volte per le donne, solo il 33,3% delle volte per gli uomini.